Cantava E. Finardi nel 1976 che “”se una radio è libera, ma libera veramente piace ancor di più perchè libera la mente””. E credo non avesse torto……
Dalla canzone di Finardi sono passati 30 e le radio “libere” non esistono più fagocitati da imprenditori radiofonici che hanno pensato bene di sfruttare il piacevole strumento per accrescere i propri profitti a discapito delle radio di paese costretti a cedere per un piatto di pasta e fagioli.
Ma la Radio per fortuna è ancora qui ed esiste ancora qualche radio locale espressione dei gusti musicali del proprio editore/proprietario di riferimento e dei radioascoltatori (pochi) fidelizzati a queste emittenti.
Eppure la Radio è nata per tenere compagnia, divertire e far conoscere gente nuova con uno scopo educativo ben preciso: non sentirsi più soli ma parte di una comunità “virtuale” che segue quel conduttore/conduttrice con una voce accattivante e che fa sentire a proprio agio.
Ho notato emittenti che prima confezionavano programmi pre-registrati in studio, fatti solo di musica, fare un passo indietro e cercare nuovamente il contatto con il proprio pubblico.
E non hanno sbagliato e non stanno sbagliando perché la radio dev’essere contatto e calore umano: chi ascolta deve potersi immedesimare nelle parole del conduttore, con le sue “sparate” o con i suoi discorsi forbiti.
La Radio deve dare, comunicare ancor prima che pretendere; chi si innamora della Radio non la abbandona più. W la Radio, W Radio Bakhita.